Un grosso libro di color verde scuro, il "Mastro Società Concordia di Sessa Monteggio" è quasi giunto alla fine. Iniziato nel 1893, fu usato fino al 1894 nella sua funzione originale di libro contabile. Servì poi quale verbale delle assemblee e dal 1970 vi si registrarono anche le riunioni di comitato.

Questo libro ci indica a mo' di frontespizio, la composizione del primo "comitato dirigente":

Il libro mastro

Presidente onorario: Ing. Rinaldo Rossi
Presidente effettivo: Marchesi Giuseppe di Domenico
Vice Direttore: Galeazzi Francesco di Carlo
Cassiere segretario: Gagliardi Giuseppe di Alessandro
Maestro musicale: Antonio Casoli fu Giacomo
Sotto capo: Tavoli Antonio di Ambrogio

Ciò che il libro non rivela e che sarebbe interessante conoscere, sono i retroscena della fondazione. Sappiamo che esisteva una banda musicale di Sessa Monteggio e che da tempo era dilaniata da divergenze di natura partitica. Occorre sapersi tuffare nel clima politico di allora, arroventatosi nel 1890 con la morte violenta del consigliere di stato Luigi Rossi, per capire quale spirito animasse quei nostri antenati. Raccontano d'un Marchesi, suonatore nell'anzidetta banda, che rimase ferito in circostanze oscure. Per i radicali si trattò d'una vendetta di conservatori; questi affermarono invece che il Marchesi, appartatosi nei pressi di Beredino (si stava svolgendo il giro di Capodanno) per un bisognino personale era caduto ferendosi. Insomma avrebbe fatto tutto da solo. Ipotesi ambedue plausibili, dati i tempi che correvano: allora non si badava tanto per il sottile. Basti pensare a quel poveraccio d'un Cassina che fu ammazzato nell'oscura "streccia" dietro il ristorante Meridiana al posto del notaio Galeazzi perché il sicario scambiò la vittima designata con un ignaro passante.

Gruppo musicale Concordia

La tensione sempre crescente sfociò in un fatto clamoroso ad una processione (quella della terza di gennaio o della festa della Madonna) alla quale, come d'uso, partecipava la banda. Quando i suonatori giunsero all'altezza del ristorante Delmenico (l'attuale Unione) i radicali scantonarono e lasciarono i liberal-conservatori soli a proseguire. Da quel momento la scissione fu effettiva. le due bande proseguirono separatemente l'attività, una con il berretto rosso l'altra con il berretto blu a contrassegnare le rispettive tendenze politiche. Ai servizi religiosi continuarono a prestar servizio alternativamente. Esisteva dunque un certo accordo, turbato sovente da litigi ed anche da qualche schioppettata. Si racconta d'un tiro proveniente da Piazza da Sora che impallinò due o tre conservatori che stavano suonando in piazza Fontana e bucò loro la grancassa. Uno di quei musicanti, Giovanni Pittori del Valleggio, si tenne per vent'anni quei pallini nella nuca poi dovette farseli estrarre.

Negli ultimi tempi la convivenza era buona. Quando le due bande s'incrociavano ci si salutava da buovi camerati. Anzi ad uno di quegli incontri Pietro Zanetti e Vittorio Gagliardi scambiarono i berretti con due soci che suonavano nell'altra banda e continuarono con il berretto rosso. Per quella bravata si buscarono poi una lavata di capo dal "Brena" e dagli altri maggiorenti.

Bandiera 1972

Quando la filarmonica liberale radicale cessò l'attività la "Concordia" proseguì per diversi anni sventolando una bandiera che recava l'iscrizione "dono del gentil sesso conservatore". la riconversione a società apartitica avvenne gradualmente con l'immissione di suonatori d'ogni fede politica e fu definitivamente suggellata, con il battesimo della nuova bandiera il 17 maggio 1972, l'approvazione d'un nuovo statuto tre anni più tardi ed infine con l'adesione alla Federazione bandistica ticinese. Perfino la scelta del colore della nuova divisa fu laboriosa e non certo per motivi d'ordine esclusivamente estetico. Ne fanno fede le diverse riunioni di comitato dedicate all'argomento. Vinse il verde scuro, colore neutro e d'attualità, sul quale ora tutti si trovano d'accordo, più che sulla tinta delle calze.

Quanto a nostalgie di genere partitico nella "Concordia" non ne esistono certamente più.